Post originale: The Book That Changed My Life, dal blog Raw Thought, 15/05/2006. Traduzione di Andrea Zanni.
L'estate di due anni fa ho letto un libro che ha completamente trasformato la mia visione del mondo. Dopo aver fatto delle ricerche su vari argomenti – diritto, politica e comunicazione mediatica – ero sempre più convinto che le cose non andavano affatto bene. Ho scoperto, non senza rimanerne scioccato, che in realtà i politici si guardano bene dall'applicare la volontà del popolo. Secondo i risultati delle mie indagini, gli organi d'informazione se ne disinteressano, preferendo concentrarsi su cose come manifesti o sondaggi.
Più ci riflettevo su e più mi rendevo conto che le implicazioni di questa situazione si facevano ampie e profonde. Ma non avevo ancora una visione d'insieme per contestualizzare il tutto. I media stavano semplicemente facendo un cattivo lavoro, incrementando la confusione generale. Bastava insomma metterli sotto pressione per convincerli a far meglio, e avremmo così ripristinato la democrazia.
Poi, una sera, ho deciso di guardare il film Manufacturing Consent: Noam Chomsky and the Media (credo mi venisse suggerito da Netflix). Prima di tutto, è un gran bel film. Da allora l'ho visto più volte e ogni volta sono rimasto assolutamente estasiato. Senza dubbio il miglior documentario che abbia mai visto, integra fra loro tecniche d'ogni sorta per intrattenere e “illuminare” lo spettatore.
In secondo luogo, dice cose piuttosto scioccanti. Al momento, non sono riuscito ad afferrare tutto, ma ne ho capito abbastanza per rendermi conto che le cose vanno davvero male. Il film offre un'analisi dettagliata della brutale invasione indonesiana di Timor Est. Gli Stati Uniti hanno specificamente dato il via libera all'operazione, fornendo gli armamenti e consentendo così all'esercito indonesiano di massacrare la popolazione in un'occupazione che, in proporzione, è paragonabile all'Olocausto. E i media statunitensi continuano a ignorarla, o quando ne parlano distorgono irrimediabilmente i fatti.
Colpito e scioccato dal film, ero ansioso di saperne di più. Noam Chomsky ha scritto decine di libri, ma io ho avuto la fortuna di scegliere Understanding Power, un corposo volume preso in prestito dalla biblioteca. Curato da Peter Mitchell e John Schoeffel, due avvocati d'ufficio di New York, il libro è una raccolta di trascrizioni di discussioni pubbliche con Chomsky.
Chomsky espone i fatti in uno stile colloquiale, raccontando delle storie e spiegando le cose in risposta alle domande dei gruppi, coprendo una gamma vastissima di argomenti. E su ogni singolo tema, quel che dice è davvero incredibile, completamente opposto a quello che sappiamo, mettendo sottosopra il nostro modo di vedere le cose. Mitchell e Schoeffel sanno che è improbabile credere a queste cose, così hanno accuratamente disposto molte note a piè pagina per documentare ogni sua affermazione, oltre a citazioni letterali dalle fonti originali.
Ogni storia, presa singolarmente, può essere liquidata come una stramberia, come l'aver appreso che l'informazione preferisce produrre alcuni manifesti che occuparsi di politiche operative. Considerandole però nel loro insieme, non si può fare a meno di iniziare a distinguerne il quadro generale, per chiedersi cosa c'è dietro tutte queste cose apparentemente disparate e cosa ciò comporta per la nostra visione del mondo.
Mentre leggevo era come se la mia mente venisse scossa alle fondamenta. A volte le idee erano talmente enormi da assorbire che dovevo letteralmente sdraiarmi da qualche parte. (Non sono il solo a sentirmi in questo modo: Norman Finkelstein ha confessato di aver vissuto una situazione analoga: «È stata un'esperienza assolutamente schiacciante. ... Mi è letteralmente crollato addosso il mondo. E per un certo numero di settimane... non facevo altro che starmene a letto, completamente devastato») Ricordo bene di essermi aggrappato alla porta della mia camera, cercando di tenermi stretto a qualcosa mentre la testa mi girava vorticosamente.
Per svariate settimane, tutto quello che incontravo mi appariva in una luce diversa. Ogni volta che leggevo un giornale o una rivista o vedevo qualcuno in TV, mettevo in discussione quel che credevo di conoscere sul loro conto, mi chiedevo come inquadrarli in questa nuova visione del mondo. All'improvviso domande che mi avevano inquietato iniziavano ad aver senso in questo mondo nuovo. Sono arrivato a riconsiderare tutti quelli che conoscevo, ogni cosa che credevo di aver imparato. E ho scoperto di non avere tanta compagnia.
Mi ci sono voluti due anni per scrivere di quest'esperienza, e non senza ragione. Un effetto collaterale terrificante di capire che il mondo non è come pensi, è che ti ritrovi completamente solo. E quando tenti di descrivere agli altri la tua nuova visione del mondo, essa viene presa o come nulla di sorprendente («certo, lo sappiamo tutti che i media hanno dei problemi») oppure come follia pura, e pian piano la gente ti lascia solo.
Da allora, ho compreso di dover vivere per cercare di risolvere l'enorme problema che avevo scoperto. E il modo migliore per farlo, ne ho concluso, era quello di cercare di condividere con gli altri quanto avevo scoperto. Non potevo limitarmi a raccontarlo così; dovevo fornire prove concrete, dovevo dimostrarlo. È così che ho deciso di scrivere un libro, proprio a questo scopo. (Cerco sempre qualcuno che voglia darmi una mano, nel caso siate interessati.)
Sono passati due anni e adesso la mia mente si è un po' calmata. Ho imparato un sacco di cose in più, ma, nonostante tutti gli sforzi, non ho trovato alcuna falla in questa spaventosa e nuova visione del mondo. Dopo tutto questo tempo, sono finalmente pronto a parlare di quel che è successo con un certo distacco, e spero ora di poter iniziare a occuparmi seriamente del mio libro.
È stato un cambiamento cruciale, ma non voglio rinunciarvi per tutto l'oro del È mondo.