Jakob Von Gunten
Excerpts from Robert Walser, Jakob Von Gunten, 1992, Adelphi.
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Il sonno è più religioso di tutta la sua religione.
Pag. 43.
871-73
Il denaro — saprei per certo — l’ho dato a un artista che stava morendo di fame come uno straccione. Sì, lo saprei, perché non mi sarei potuto ingannare. Ed ecco, ci sarebbe al mondo una grande, una bruciante, autentica angoscia di meno.
Pag. 57.
919-26
« Non è vero, Jakob, che è buono Kraus?». Sì, è buono. Quando perderò questo compagno, sarà come perdere il regno dei cieli, lo so. E adesso ho quasi timore di continuare i miei litigi sfrenati con lui. Non vorrei più che guardarlo, guardarlo sempre, perché poi sarò costretto ad accontentarmi della sua immagine, quando la vita violenta ci avrà fatalmente separati. Ora capisco anche perché Kraus non possiede alcun dono esteriore, nessuna attrattiva fisica, perché la natura lo ha così compresso e sfigurato a guisa di nano. Essa vuole qualcosa, si propone di ricavare qualcosa da lui, oppure se lo è proposto fin dall’inizio. Questo essere, forse, per lei era troppo puro: perciò l’ha gettato in un corpo poco appariscente, meschino, laido, per preservarlo dal danno dei successi esterni. Forse, invece, non è stato affatto così, e la natura è stata irosa, cattiva, nel momento in cui creò Kraus. Ma come deve rincrescerle adesso di averlo trattato da matrigna!
Pag. 60.
926-43
E, chissà, può magari darsi che invece si rallegri del capolavoro sgradevole che ha generato, e realmente avrebbe motivo di rallegrarsene, perché questo sgraziato Kraus è più bello di tutti i più belli e aggraziati uomini. Non emana da lui lo splendore dei doni fisici, ma quello di un cuore buono e incorrotto, e i suoi modi ruvidi e schietti, nonostante la legnosità che li distingue, sono quanto di più bello la società può offrire in fatto di gesti e di movenze. No, Kraus non avrà mai successo, né tra le donne, che lo troveranno arido e brutto, né in genere nella vita mondana, che gli passerà accanto senza badargli. Senza badargli? Sì, a Kraus nessuno baderà mai, e proprio quest’esistenza priva di ogni considerazione che egli condurrà in futuro costituisce il segno mirabile di un progetto che reca l’impronta del Creatore. Col dare al mondo un Kraus, Dio pone il mondo in certo senso dinanzi a un enigma oscuro, insolubile. Un enigma che non sarà mai penetrato, perché, vedi caso, non c’è nessuno che si preoccupi di risolverlo; e proprio perciò questo enigma Kraus è così stupendo e profondo: perché la sua soluzione non attira nessuno, perché non ci sarà neppure un uomo sulla terra che possa supporre l’esistenza, dietro a codesto Kraus anonimo e insignificante, di una qualunque missione, di un qualunque enigma, di un senso più squisito. Kraus è un’autentica opera divina, un nulla, un servo. Tutti lo giudicheranno incolto, buono appena appena per i lavori più faticosi, e, strano a dirsi, non sarà un giudizio sbagliato, ma anzi perfettamente giusto, perché è la verità: Kraus, la modestia personificata, la corona, la reggia dell’umiltà, vuole precisamente eseguire dei lavori meschini; lo può e lo vuole. Non ha altro pensiero che aiutare, ubbidire, servire, e ognuno se ne accorgerà subito e lo sfrutterà, e in questo sfruttarlo c’è una tal luce di aurea, divina giustizia, risplendente di bontà e di chiarore! Sì, Kraus è un’immagine d’individualità retta, perfettamente monocorde, monosillabica, univoca. Nessuno potrà disconoscere la sua schiettezza, e per questo motivo nessuno lo considererà, ed egli non conoscerà alcun successo. Fantastico, fantastico, tre volte fantastico! Oh, ciò che Dio crea è talmente ricco di grazie, ricco di fascino, talmente carico di incanti e di pensieri! Si troverà che sto dicendo delle stravaganze. Ebbene, lo confesso, siamo ancora molto lontani dal massimo della strava-ganza. No, né successi né gloria né amori arrideranno mai a Kraus : benissimo, perché i successi hanno come unica, inseparabile compagnia il disordine e qualche ideuzza generale di poco conto.
Pag. 61.
947-48
Ogni dieci anni forse avverrà che qualcuno gli dica: « Grazie, Kraus », e lui farà un sorriso sciocco, atrocemente sciocco.
Pag. 62.
1005-6
Sui coltelli e sulle forchette erano rapprese le lagrime di nemici giustiziati, e il tintinnare dei bicchieri si accompagnava ai singhiozzi di molti poveretti, ma le tracce di lagrime non mi movevano che al riso e i singhiozzi disperati mi facevano l’effetto di una musica.
Pag. 66.
1210-11
Ecco che cosa volevo dire: non poter fare una cosa è come farla doppiamente in un qualche altro modo. Non c’è nulla di più insipido di un facile, sbrigativo consenso dato a fior di labbra.
Pag. 79.